Prefazione |
Bertha Helene Amalie Riefenstahl è vissuta a lungo con intensa tenacia. Su di lei è stato scritto molto, ora avallando una tesi ora un’altra, alla ricerca di perché. Con puntiglio lei ha sempre rifiutato l’etichetta di nazista, e ha sempre sostenuto di non aver voluto essere al servizio di Hitler e del suo infame disegno, ma solo di aver vissuto in un determinato periodo storico in cui ha portato avanti il sacro fuoco che sempre la ha divorata. Il suo essere donna non le è certo stato di vantaggio, e le ha fatto forse guadagnare una immeritata fama di scalatrice sociale. Fra mille voci nessuna può però asserire che ella non fosse un genio puro dell’arte cinematografica. Indro Montanelli ebbe a scrivere il 10 gennaio 2001 oltre alla grande regista quale certamente essa fu, e non solo grazie agl’immensi mezzi che le furono offerti per diventarlo, di lei resta anche il “personaggio”: un personaggio talmente ingombrante che nemmeno la Morte, per ora, riesce a trovarle un posto adeguato. Dopo la seconda guerra mondiale su di lei è calato un imbarazzato silenzio per alcuni versi comprensibile, ma non equiparabile a altri esempi. Luis Trenker, interprete, regista e dichiarato simpatizzante nazista dopo la guerra continuò la sua carriera con successo. si possono rifare continuamente i conti, anche col film
della propria vita che (a quel punto è certo) qualcuno sta girando. Ma il
totale non torna. La verità (ventiquattro volte al secondo) sfuma. |
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